“Sentirsi come un pesce fuor d’acqua” ecco la sensazione provata appena girato l’angolo per incamminarmi verso l’ingresso del Viper.
Mi sono ritrovato davanti una fila di sbarbi & sbarbe che parevano usciti da Skins e ho dovuto superare tre “dogane” della sicurezza prima di poter entrare nel locale.
Per un controllo efficiente facevano passare trebarraquattro persone per volta in modo che nessuno di questi giovani in pubertà potesse introdurre roba fatta in casa, molte persone erano impegnate a prendersi una bella sbornia attorno il parchino che circondava il viper con varie bottiglie di vodka alla frutta e tavernelli.
Ora vi spiego il perchè di questa strana situazione: la serata intitolata TIMETECH prevedeva il susseguirsi di vari dj/producer ed a quanto pare il target beccato dai ragazzi dell’atomic events è stato il suddetto. Il motivo per il quale ci abbiano inserito le TOC e le DVA DAMAS mi è ancora incomprensibile.
Mentre superavo i vari controlli mi sono perso il live delle DVA DAMAS, progetto di Taylor, che in questo tour accompagna le Tropic Of Cancer che per sentito dire è stato bello ed è durato una quindicina di minuti scarsi.
Appena dentro mi son ritrovato la fila per il bagno e per il bancone piena e l’atrio davanti al palco vuoto, tranne una decina di persone alle transenne reduci dall’esibizione che mi ero appena perso.
Il palco era allestito per l’esibizione e vedevo gironzolare nei dintorni la nostra Camella Lobo e Taylor con aria preoccupata: ci sono stati dei problemi tecnici che hanno troncato l’esibizione durante il primo pezzo.
Per fortuna si risolve tutto in un quarto d’ora scarso ed il concerto comincia con Court of Devotion e continua con una manciata di pezzi dell’ultimo album Restless Idylls e da Permissions of Love accompagnati dai visuals e da qualche fischio e “nuda nuda” di qualche tamarro che si manteneva ben lontano dal palco.
Eravamo poco più di una decina di devoti ad esser stati catturati dal mood della performance, che con qualche lieve crescendo/decrescendo di bpm, una voce indistinguibile dal riverbero che più che cantato sa di preghiera, è riuscito a creare un oscuro loop necro-romantico lungo una mezz’oretta.
Un vero peccato che quest’esibizione non fosse stata inserita a dovere in una serata consona al genere, non è stato possibile dare un’occhiata al merch perchè in queste condizioni, ovviamente, non è stato allestito. Ho anche pensato di andare a farci due chiacchiere per fare i complimenti e per dire “peccato però…” ma ho pensato che magari potesse risultare scontato ed imbarazzante…quindi sono uscito dal viper, ho girato l’angolo e mi sono diretto verso il primo indiano per consolarmi con un falafel.