[dropcap size=big]N[/dropcap]el cuore del quartiere Plagwitz le vetrine dei negozi guardano la Karl-Heine-Straße: sono decorate di nero e offrono gadget in esposizione rigorosamente in tono. Più avanti, una piccola bottega di tessuti espone stoffe preziose; la totale assenza di colore domina la ricca composizione. Proseguendo per il percorso, oltre il semaforo, il parrucchiere espone immagini di tagli rigorosi, inequivocabili, almeno quanto “le creste” uscite di soppiatto dal negozio.
Siamo a Lipsia, nei giorni della venticinquesima edizione del Wave Gotik Treffen, e come molti di voi sapranno, la città – per l’occasione – si tinge di nero, trasformandosi in un luogo fuori dal tempo e da ogni logica a noi vicina.
Facendo riferimento ai dik-tat della rassegna, si scopre che lo sfoggio sfrenato dell’abito, non appartiene soltanto ai cosiddetti “poser”, per molti, infatti, è l’occasione per rivendicare un modo di essere, oppure un’appartenenza, associata al mare magnum musicale imperante.
I numeri parlano del WGT più grande di sempre. Per celebrare l’anniversario, l’organizzazione quest’anno ha cercato di sviluppare ulteriormente la proposta. Il Treffen ha registrato oltre 23.000 visitatori, giunti da ogni parte del mondo: un Festival che ricordiamo essere dedicato alla musica; sono, infatti, i concerti a dettare i tempi, spesso serrati, poiché in cartellone sono presenti oltre 240 eventi, distribuiti in circa cinquanta luoghi della città.
Non tutto però riconduce alle esibizioni musicali; com’è tradizione, sono diverse le specifiche all’interno del palinsesto: performance, azioni teatrali, rassegne cinematografiche, pic-nic vittoriani, balli in costume, feste a tema. Una delle attrazioni dell’edizione 2016 meritevole di nota, è stata “Leipzig in schwarz (12 maggio – 24 luglio)”, una mostra in onore dei 25 anni, allestita presso il “Stadtgeschichtliches Museum”: musica, moda, accessori, biglietti e braccialetti delle trascorse edizioni, in altre parole, la memoria del Treffen; unico appunto, il tutto offre specifiche esclusivamente in lingua tedesca.
La ricca proposta della cinque giorni induce a scelte, poiché non è possibile assistere a tutto. Una cosa è certa, seppur caldamente consigliato lo “straßenbahn schwarz” (il tram interamente dedicato al Festival), l’esperienza del Treffen sarà completa soltanto avendo a disposizione la macchina. Lipsia è distribuita su un territorio piuttosto esteso e raggiungere i luoghi stabiliti, significa mettere in preventivo diversi spostamenti, peraltro associati agli orari degli spettacoli non sempre favorevoli. La rete dei tram, seppur organizzata, dilata i tempi, limitando inesorabilmente le proprie aspettative.
Improvvisare, a tali latitudini, non è consigliato, si potrebbe incappare in code chilometriche, associate al forte rischio di non riuscire ad entrare. Un azzardo tramutatosi – ad esempio per noi – in una spiacevole certezza: per il concerto degli And Also the Trees, presso l’Altes Landratsamt, la fila era talmente sostenuta da non riuscire ad accedere.
Più facile riversarsi all’Agra. Il cuore pulsante del Treffen è situato nell’antica zona fiera; un luogo nel quale convergono i gruppi di maggior richiamo (ma non solo); inoltre, com’è noto, lo spazio oltre ai concerti offre molto altro, a cominciare dagli stand dedicati allo shopping oppure alle innumerevoli attrazioni culinarie: wurstel, pizza, pesce, oriental food… mangiare all’Agra non è un problema, ricordiamo con piacere un piccolo chiosco che offriva piatti vegetariani prelibati.
Per la birra potrebbe essere dedicato un articolo a parte; ne scorre a fiumi ed è – neanche a dirlo – buona. Una Pills costa tre euro ma al momento dell’acquisto, occorre lasciare la cauzione (due euro), prontamente restituita nel momento in qui riconsegnerai il bicchiere. Non esattamente una cosa da poco, l’iniziativa evidenzia il consueto pragmatismo tedesco applicato al lavoro; in giro e per terra è impossibile trovare anche un solo bicchiere.
“Giovani e meno giovani” troveranno all’interno dell’area anche un paio di spazi dedicati al campeggio (prenotazione obbligatoria e per tempo), mentre un piccolo asilo in fondo alla via principale lascia intuire la possibilità di offrire anche ai più piccini “un piccolo Treffen”; ai genitori, invece, la libertà di “emanciparsi” serenamente per qualche ora. Per giornalisti e fotografi non è semplice trovare il luogo per gli accrediti, tuttavia, una volta individuato lo stabile (vicinissimo all’asilo), le pratiche per ottenere i pass, ricordano quanto la burocrazia tedesca sia efficiente.
Lo shopping è distribuito all’interno di padiglioni immensi: abbigliamento, scarpe e accessori, determinano un’offerta – a dire il vero – non sempre all’altezza, sebbene la ricerca e la pazienza possano premiare. Imbattersi poi in alcuni stand di dischi genera sollievo, sebbene anche in tal caso la fortuna non è un optional.
“L’atmosfera che regna su Lipsia permea ogni cosa e situazione, ergo perdersi significa scoprire nuovi orizzonti.”
Fuori dall’Agra, volgendo lo sguardo e i propri intenti verso sinistra, si raggiunge camminando, l’ Heidnische Dorf , traducibile in Villaggio pagano: bancarelle di ristorazione, moda e artigianato in stile medievale e rinascimentale, trasportano magicamente all’interno di un luogo incantato, nel quale risulta impossibile smettere di guardare le persone intorno; tempo e spazio, una volta varcate le mura, assumeranno contorni indefiniti. È la natura a regnare sovrana, il parco, infatti, è immerso in una fitta vegetazione e prevede un palco per concerti e una piazza d’armi per combattimenti simulati. La musica nell’aria è satura forse favorita da fumi di varia origine, in grado di ricondurre alle diverse prelibatezze gastronomiche (e non) a disposizione: Met e birra “al pagano” fanno la differenza, suscitando momenti vissuti destinati al tempo del ricordo.
L’atmosfera che regna su Lipsia permea ogni cosa e situazione, ergo perdersi significa scoprire nuovi orizzonti. Così dopo aver visto il Völkerschlachtdenkmal (in italiano: “Monumento della Battaglia delle Nazioni”), è lo splendido Volkpalast ad esser raggiunto: Triarii, Dernière Volontè e In the Nursery promettono un pomeriggio all’insegna della musica neo folk (se così possiamo definirla). L’esibizione dei primi due gruppi spegne se possibile l’entusiasmo generato dalla bellezza della location; “il karaoke grottesco” sia dei Triarii che dei Dernière disorienta, benché una folta schiera di fan sostenga con applausi convinti entrambe le esibizioni. Niente a che vedere con gli headliner della serata: In the Nursery incantano reinterpretando la propria proposta, capace di fluttuare all’interno della sterminata discografia che li contraddistingue e di fatto accontentando sia chi li ha amati sin dalle origini, chi, invece, al gruppo di Sheffield si è avvicinato mediante le ultime produzioni. Raggiungere di gran carriera l’Agra per vedere Peter Murphy è l’occasione per fare tappa nuovamente al piccolo chiosco Vegetarische.
A stretto giro di posta il leader dei Bauhaus non deluderà le attese, restituendo ai fan la figura di un artista in stato di grazia: voce e allure riconducono ai tempi migliori, oltretutto ripercorsi accuratamente (ma niente Bela Lugosi is Dead). Un unico appunto dovuto all’inadeguatezza, a tratti, della band: turnisti ai quali uno come lui non dovrebbe prestarsi.
Spazio anche per gli italiani Christine Plays Viola. L’esibizione presso Altes Landratsamnt rinvigorisce gli animi di un locale gremito. La band, posta in apertura di Pinks Turns Blue e And Also The Trees, offre una prestazione sicura e compatta, proponendo sul palco una formula collaudata e dimostrando – semmai ce ne fosse bisogno – che la loro presenza a questi livelli è più che mai pertinente.
Non esattamente riuscito il live dei P.I.L.! Johnny Rotten e soci hanno probabilmente dimenticato da dove provengono. Il materiale proposto ripercorre le fasi salienti di una band che – inutile ricordare – ha scritto la storia del post-punk: la voce di Lydon non può bastare a giustificare quanto sentito; gli arrangiamenti, in grado di stravolgere “il verbo”, consegnano ai posteri, il ricordo di un’esibizione da dimenticare.
I Diary of Dreams, seppur distanti dalle logiche che alimentano musicalmente il sottoscritto, restano indiscutibilmente il blockbuster di questa edizione. Nessun altro concerto è riuscito a radunare un numero così alto di persone. Evitando accuratamente di recensirli (non li conosco), è possibile però aggiungere quanto l’impatto visivo della band restituisca grande pathos emotivo in sala. Due ore di concerto per un pubblico prevalentemente tedesco, in evidente visibilio.
Chiudiamo con i Cinema Strange presso il Taubcenthal. Un locale in questi anni non ancora sperimentato e che induce ad una riflessione legata alle tante situazioni presenti a Lipsia. Resta da capire quanto vengano sfruttate nel corso dell’anno sebbene il sospetto che la città sassone non sia viva soltanto nel periodo del Treffen sia pressoché una certezza. I Cinema Strange rievocano senza alcuna sbavatura la propria cifra stilistica, ipnotizzando una sala gremita all’inverosimile. Quasi due ore di concerto restituiscono la consapevolezza che la storia in questi ambiti può realmente fare la differenza. Il Party Bat-cave a seguire regala ottimi spunti per fare fotografie, alimentando – di fatto – passione e consapevolezza, connessa inoltre all’inettitudine dei dj della serata, incapaci ne di mixare ne di accostare una sequenza minimamente logica (ma il Treffen, in ambito, difficilmente regala soddisfazione): In ogni caso, serate così, vivono nella memoria di chi le ha vissute e nei sogni di chi avrebbe voluto attraversarle negli anni 80.
La fine del Treffen è dettata dal tempo del ritorno, ovvero dall’urgenza del viaggio vissuto in auto. Anch’esso parte indimenticabile di giorni passati a celebrare identità, passione e amicizia.
La ventiseiesima edizione del Treffen, l’anno prossimo, si svolgerà nei giorni intercorsi tra il due e il cinque giugno.
Non resta che attendere…
credits photo: Marco Pipitone & Elisa Magnoni