Mai stanco di creare , proporre , inventare e stupire. Sven Friedrich dopo aver fatto impazzire il popolino goth dai gusti elettrici con i progetti Dreadful Shadows e Zeraphine lo fa di nuovo con Solar Fake . Dopo l’uscita di due antipasti degni di un pranzo regale come gli ep Broken Grid (2008) e Resigned (2009), questa volta fa le cose in grande sfornando un platter che , ve lo dico subito , si proietta verso la cima della classifica degli album usciti nel corrente anno solare.
Frontiers è uno di quei dischi che non smetteresti mai di ascoltare , uno di quei mondi oscuri , glaciali capaci di incendiare il cuore in un solo attimo. L’album è il risultato di tre anni di duro e certosino lavoro passato attraverso una dannata ricerca di un sound in bilico tra luce ed ombra. Quel che colpisce di sicuro è l’eterna lotta di un synthpop dalle reminiscenze ottantine e quello più futurista dalla matrice industriale – incalzante . I due generi sembrano aver stretto un patto di sopravvivenza reciproca ,trovando la giusta convivenza nelle gelate stanze del disco, grazie soprattutto ai territori che non si distaccano mai dal melodico e dal malinconico.
Under the skyes , opener track del disco , risulta impiantata in solide costruzioni di future pop con numerose e ripetute sorprese dietro l’angolo ed anticipa quel che propone il menu .No Apologies dalle dirompenti derive eletrco body music riporta alla mente le nordic emotions espresse nei primi dischi dei VnV Nation , l’ultimo tour proprio insieme ai mostri sacri dell’Ebm sembrerebbe aver giovato parecchio a Friedrich e compagni. More Than This e Where are you rappresentano senz’altro i momenti più ambiziosi del platter. Le due tracce abbracciano un synthpop magistrale , accantonando anche se per pochi momenti il gusto da dancefloor , abbandondandosi a momenti introspettivi e zuccherosi densi di spoken words e stratagemmi emozionali davvero azzeccati.
Una parola va spesa per la cover dei Talk Talk , Such a Shame , avvolta in curiose atmosfere spaziali rinfrescata con un elettronica più movimentata senza a dire il vero essere stravolta del tutto.
Frontiers è un gran bel disco a dimostrazione di come Sven Friedrich non abbia ancora espresso il suo vero potenziale. Un applauso particolare alle sue voices che ronzano cupe tra i synth distorti , senza mai eccedere e senza mai cadere nell’incolore.
Non si può certo chiedere di più ai Solar Fake che con questo ultimo lavoro dimostrano una grande vacuità di sound in un unico lavoro. Se i primi ep erano opere di un pittore Frontiers appare un lavoro dell’asceta che riesuma spunti del passato ( quelli eighties per intenderci ) per fonderli alla meditazione sul presente mantenendo fedelmente un occhio di riguardo anche verso il futuro.
Angel
Solar Fake – Frontiers
2011 – A cura di Angel