Era il lontano 2004 quando Moreno Padoan, Roberto Beltrame e Renato Romagnoli uniscono le loro forze ed idee partorendo questa macchina industriale che assume il nome di Bems. La band assume subito i caratteri elttronici-industriali ed al primo ascolto rievocano sicuramente i paesaggi gelidi,malati e divini dei Nine Inch Nails. Entrando nelle segrete stanze , passando per le loro viscere musicali , i veneti Bems escono fuori dalla ” guerra dei cloni ” mantenendo e dimostrando subito una certa originalità ed una discreta intraprendenza nel muoversi attraverso linee e paesaggi più volte trattati e mescoltati da gruppi e personaggi che il più delle volte cadono nell’oscuro oblio del già sentito. Il trade mark del gruppo proviene direttamente dalla loro semplice anima dove Testi , arrangiamenti , mixing e mastering sono gestiti e composti da Moreno mentre chitarre ed effetti sono orchestrati da Renato e Roberto. I burattinai di meccaniche implosioni presentano questo Panspermia , platter davvero interessante ed affascinante denso di elettronica e flash industriali. Il viaggio inizia con Alice’s Dreams , traccia eclettica e ben orchestrata dove forti sonorità industriali sono corrotte ed ammaliate da melodie più dolci ,figlie di un pianoforte sommesso. Il connubio di paura e dolcezza è ben descritto a livello musicale e mescolato con attenzione. Il pianoforte sembra essere uno dei pezzi forti di questo Pasnpermia.
Le sue dolci melodie ,infatti ,fanno da opening a molte tracce addormentando e ridipingendo ritmi ossessivi e claustrofobici in un sali e scendi infernale evidenziato perfettamente in I Can Find me Same. Ritmi violenti e rocckeggianti invece caratterizzano Piume che viene straziata e lacerata da plettrate sporche e dirette.Distorsione e atmosfere nebulose invece caratterizzano Dark Pluck e Pinko . I due brani chiudono il meccanico sipario di questo disco . Un CD a parer mio interessante ed intrigante adatto agli amanti del sound elettronico ed ai nostalgici dei Nine Inch Nails .. unica pecca forse l’ossessiva intromissione di sonorità troppo distorte ed un riempimento che a volte lacera la semplicità delle sue atmosfere che si tramutano in paesaggi troppo finti e costruiti con la frenetica e maniacale ricerca del perfetto. A volte , a parer mio , il perfetto ed il complesso sta proprio nel rimanere semplici.
Consiglio l’ascolto di questa creatura meccanica che dopo 5 anni dal primo demo prodotto è notevolmente cambiata evolvendosi e dimostrando che anche nel nostro paese è possibile ascoltare musica dall’anima pura dove sogni e speranze non indossano maschere pubblicizzate e variopinte ma dove le sonorità sono figlie di sudore e lacrime.