Questo cult album inizia con la sciamanica “Fire light“, proseguendo poi con “Twilight” e “Haunting picture“, due ombrosi inni bauhausiani, anche se nella terza track aleggia anche lo spettro dei Christian Death. La voce è sempre molto lagnosa e tormentata, e insieme al basso cupo e ridondante è il vero marchio di fabbrica di questa cult band (che poi si diedero poi all’elettronica industrial con un altro monicker: Corpus).
In “Staring” la voce è recitante;i l sound è sempre primitivo, tribale, come se la band ponesse in atto macabre rappresentazioni necromantiche.
In “Dust and fire” le chitarre scheletriche si stagliano su un ritmo lento e tombale, mentre la voce è più sussurante. Si sente chiaramente che questi ragazzi sono cresciuti a pane e Virgin Prunes!
Sicuramente i Corpus Delicti sono più ruvidi e non si rifanno al suono sexy-notturno dei Sisters of Mercy né alle atmosfere sofisticate dei Clan of Xymox; preferiscono esplorare l’ Oscuro con riff catacombali (quasi Doom).
Spesso l’eco vocale fa immaginare meandri di castelli in rovina infestati da spettri, e a mio parere si avvicinano spesso ai Cranes per questa sensazione sonora di “fantasmagoria”: “Lorelei” è oscura e fumosa, spettrale con il fosco lamento “Loreleeeeeeiii“, mentre “Mirror wall” è più chitarristica e meno eterea (un po’ sottotono rispetto alle track precedenti) avvicinandosi più a pezzi come “Jipp” dei Red lorry yellow lorry;l a voce del singer Ãè più sguaiata e serrata, mentre la cupissima “The side of the moon” è liturgica e sembra proprio un requiem improvvisato in una cattedrale gotica sconsacrata!
Bellissima track quasi dark ambient, sepolcrale e inneggiante alle Tenebre.
“Absent friend” è schizofrenica, la voce paranoica prorompe in un urlo allucinante.
Rispetto alla sacralità della track precedente qui sembra che il singer sia rinchiuso in un manicomio, ce lo immaginiamo in una cella di isolamento e con la camicia di forza!
Gran bella track selvaggia, molto Virgin Prunes-style.
“Poisened dead flowers” inizia con un riff alla Sainti Vitus, accompagnato da chitarre scheletriche e liquide; la voce è tombale, da medium e quasi invita l’ascoltatore a dondolarsi ritmicamente; è una ninnananna dark che acquista via via velocità e cattiveria nella voce che tende allo spasimo per poi tornare alla pacatezza iniziale.
“Last night” è l’ultima track, altro pezzo dark ambient “gocciolante” e inquietante.
Questo è un gruppo che consiglio se già amate gli Sleeping children: forse il death rock non brilla di originalità o innovazione… ma che importa! E’ un genere tombale affascinante nella sua staticità. Ad ogni modo i Corpus Delicti hanno celebrato la parte più “sinfonica” del Death rock più che la parte rock del genere stesso.