PHANTASMAGORIA: IL LATO OSCURO DEI DAMNED
Hit estive? No, grazie. Meglio un disco che nessuno si aspetta sia uscito in questa stagione.
Eppure è stato così. Facciamo un tuffo nel passato: torniamo al lontano luglio del 1985, quando i Damned fecero uscire il loro album “Phantasmagoria”.
Non che abbia bisogno di presentazioni, o forse sì, per chiunque si stia avvicinando al goth rock: il disco, infatti, è un must-have tra i cultori del genere. Rappresenta il loro periodo più goth in assoluto e il più “vampiresco” di Dave Vanian, che attraverso quest’opera ha raggiunto la sua massima espressività. Un look che però ha sempre fatto parte del cantate: fu uno dei primi ad indossare il rossetto nero, dai tempi del singolo “New Rose” (1976) e ha sempre amato l’immaginario da gentleman vittoriano. Inoltre, potrebbe risultarci un personaggio lontano, ma è molto più vicino a noi di quanto pensiamo e ha dovuto affrontare una problematica comune…
Ha dichiarato: “Le persone mi chiedevano, Perché ti vesti di nero? Stai andando ad un funerale?” .
In passato quindi, Vanian & co. tentarono già di allontanarsi un po’ dalla nomea punk per creare qualcosa di diverso, con “Strawberries” (1982) in cui troviamo la bellissima traccia “Life Goes On”; ancora prima con “The Black Album” (1980), altro capostipite grazie ai brani “Wait for the Blackout”, “Curtain Call” e altri.
Nonostante ciò, possiamo dire che “Phantasmagoria” è il punto gothic più alto della loro carriera, a partire dalla copertina: Il soggetto è Susie Bick, futura moglie di Nick Cave, fotografata da Bob Carlos Clarke al cimitero di Kensal Green a Londra.
Atmosfera cupa e affascinante, colori scuri, un cimitero sullo sfondo. Dei nuvoloni grigi, ma allo stesso tempo dei raggi di sole che cercano di farsi spazio, che potremo ricollegare ai brani… A partire dalla cover, possiamo già intuire quanto il disco sia stato influente, per i temi citati che la sottocultura abbraccia alla grande. Fun fact: nel film del 1986 di John Hughes “Una pazza giornata di vacanza” (Ferris Bueller’s Day Off), se si presta attenzione, si può notare un poster dell’album.

Cominciamo con il nostro ascolto estivo insolito. Pronti a sognare?
Si parte con “Street Of Dreams” che ci accoglie con una intro molto raffinata e particolare, grazie alla presenza del sassofono. Poi entrano gli altri strumenti: batteria, chitarra e finalmente forse quello più bello di tutti… la voce baritonale di Vanian. Calda e profonda, può trasportarci in un’altra dimensione. Aprite la porta a quest’ultima, come canta il nostro vampiro.
“If you can’t sleep tonight / And if a fever grips you tight
There’s a place we must explore / Open wide the door”
“Se non riesci a dormire stanotte / e una febbre ti attanaglia
C’è un posto che dobbiamo esplorare / spalancate la porta”
Proseguiamo con il ritornello:
“We may be the haunted men / But we will hold our heads up when
We’re walking down the street of dreams”
“Potremmo essere degli uomini tormentati / Ma terremo la testa alta quando
Cammineremo lungo la strada dei sogni”
Il testo di questo pezzo, come possiamo notare dagli esempi sopra citati, è molto introspettivo e affronta i temi del disorientamento emotivo e della lotta per la pace interiore. Nonostante questi stati d’animo, c’è anche qualcosa di positivo, come quei raggi di sole che cercano di entrare: la voglia di esplorare, di continuare a “camminare a testa alta”, di non lasciar andare quello che ci rende vivi, cercando di gestire tutti quei lati oscuri della mente, ciò che più ci tormenta.
La seconda traccia, “The Shadow Of Love”, è probabilmente uno dei singoli più iconici e una delle canzoni d’amore più belle del goth rock.
Sulla sua copertina troviamo di nuovo quella foto di Susie Bick, questa volta però soltanto gli occhi.
Si può dire che quello sguardo magnetico sia una rappresentazione dell’intensità del pezzo, come di quel “See the answer mirrored in her gaze” (vedere la risposta riflessa nel suo sguardo) che canta Dave. Trovare risposte nello sguardo di un’altra persona… se non è amore questo.
Nel video musicale, invece, vediamo la band intrappolata in una casa delle bambole – sì, esatto. Anche questo può essere goth – che rispecchia la frase “you’re caught in the shadow of love” (sei intrappolato nell’ombra dell’amore). Subito dopo “A brief embrace and fear and restraint have all gone” (un breve abbraccio e la paura e la restrizione sono scomparsi).
Nonostante la casa delle bambole però, il video mantiene comunque il suo stile dark e drammatico, grazie ad un Dave con pelle pallida, capelli cotonati, pantaloni in pelle neri che canta nell’oscurità; grazie ad una donna che guarda il gruppo dall’esterno, come se il loro destino fosse nelle sue mani, e ad un gatto nero, presente sin dall’inizio del video.
Altri elementi sono un fuoco e un candelabro, vicino al quale Vanian si inginocchia mentre canta:
“Every night, every day / I experience the most exquisite pain
A thousand whispers seem to say / I light a candle to you and I pray / I kneel to pray”
“Ogni notte, ogni giorno / provo il dolore più squisito
Mille sussurri sembrano dire / Accendo una candela per te e prego / mi inginocchio per pregare”
E prosegue così:
“Now don’t be afraid to get caught in the shadow of love
Play the game take a chance or you haven’t the power of love”
“Adesso non aver paura di rimanere intrappolato nell’ombra dell’amore
Gioca e cogli l’occasione, o non hai il potere dell’amore”
Ovviamente, un modo per dirci di metterci in gioco nelle relazioni, di non aver paura del dolore che ne deriva, perché anche non volendo ci si fa sempre del male… altrimenti non si potrà giovare del suo potere, di tutte le altre emozioni.
Impossibile quindi non lasciarsi trasportare da questo pezzo e dalla sua atmosfera.
Passiamo alla numero tre, “There’ll Come A Day”.
Anche qui troviamo temi come la sofferenza, la paura e la lotta interiore, ma anche l’amore, visto come una “fiaccola dalla fiamma ardente, che brucia così intensamente da consumare ogni dolore” (the torch of love is a burning flame / It burns so bright it consumes all pain) e la scoperta, il lasciarsi alle spalle tutto ciò che è stato (I’m gonna walk on out / Into a brand new day).
Musicalmente parlando, troviamo inoltre un assolo di chitarra che non può passare inosservato.
Eccoci arrivati alla traccia più lunga dell’album, “Sanctum Sanctorum”.
Cerchiamo di non pensare al caldo asfissiante e lasciamoci trasportare in quest’ambientazione sinistra, intrigante e direi piuttosto invernale. Questo accade grazie alla sua introduzione con gli effetti sonori di una notte tempestosa, con tuoni e pioggia, e un organo in perfetto stile gotico, come se stessimo entrando in una chiesa in un film horror. “La musica inizia con un organo in stile Fantasma dell’Opera“, ha scritto Barry Hutchinson in “Damned – The Chaos Years“.
E’ un’altra canzone d’amore. Ormai è ovvio che questo è un tema ricorrente. E’ dedicata infatti alla ex-fidanzata e poi futura moglie di Dave Vanian, Patricia Morrison, dei Sisters of Mercy, Gun Club e gli stessi Damned. Altro strumento usato è il pianoforte.
Roman Jugg, membro dei Damned dal 1982 al 1989, spiega: “Ho lavorato con Dave suonando su un vecchio pianoforte verticale. Il testo, che si colloca tra i migliori lavori di Dave, è molto autobiografico e descrive una storia d’amore appassionata.” Vengono descritti, infatti, i sentimenti tipici delle fasi di un’infatuazione:
Dal primo incontro “When I first saw you I realised / The fire burned deep inside your eyes / I knew a kiss would paralyse.” (Quando ti ho visto per la prima volta ho capito / che un fuoco bruciava profondamente dentro i tuoi occhi / sapevo che un bacio mi avrebbe paralizzato) ai pensieri che non fanno dormire “Awake in the night to whisper your name / only a silence replies it’s answer a sleeping refrain / The moment dies but memory stays.” (Sveglio durante la notte per sussurrare il tuo nome / solo un silenzio risponde, è la risposta ad un ritornello addormentato / L’attimo muore, ma la memoria resta) fino al “frutto proibito” e alla realizzazione di non poterlo più assaggiare “Reaching for something that’s just out of reach / Lost to your lips and drowned in your kiss / The tide of your passion is now but a dream” (Cercando di raggiungere qualcosa che è semplicemente fuori portata / Perso tra le tue labbra e annegato nel tuo bacio / la marea della tua passione ora non è altro che un sogno). Insomma, di sicuro uno dei brani più affascinanti.
“Is It A Dream”, dal punto di vista musicale, ritorna sui passi delle prime tracce e si distingue dal ritmo lento e più classico dell’ultima.
Ancora una volta, viene affrontato il tema del mondo onirico. La solitudine che il protagonista deve affrontare in Sanctum Sanctorum però, qui non svanisce. Infatti, il brano sembra essere un prosieguo, e si apre con “Stand in a line like a parking meter / Am I all alone (he’s all alone)” – in fila come un parchimetro / sono tutto solo? (è tutto solo)”.
Non solo solitudine: anche agitazione, senso di oppressione, di nuovo rimuginazione sul passato. Nonostante ciò, è un pezzo meno drammatico rispetto agli altri.
Il senso di oppressione è rappresentato tramite una similitudine:
“Then suddenly / Like a fly in a cup of tea
I’m stirred and no longer free / To fly away
I think back to the other life / That was borrowed the other night
Could It be that it just might / Drive me wild”
“Poi improvvisamente / come una mosca in una tazza di tè
Sono agitato e non più libero / di volare via
Ripenso all’altra vita / che era stata in prestito l’altra sera
Potrebbe essere che mi stia / facendo impazzire”
Numero 6: “Grimly Fiendish”.
Il titolo di questa canzone è ispirato ad un personaggio chiamato Grimly Feendish, del fumetto inglese di Baxendale: Eagle-Eye, Junior Spy, pubblicato sulla rivista Wham!

Grimly è un criminale infantile e incompetente, che viene spesso disegnato con un lungo cappotto nero, motivo per cui Vanian canta “Grimly Fiendish / Wears a coat thats black and long / He doesn’t know that it’s all wrong” (Grimly Fiendish / indossa un cappotto lungo e nero / non sa che (quello che fa) è tutto sbagliato). Continua con “A child caught in a grown up world / No lies convince the court” (Un bambino intrappolato in un mondo di adulti / nessuna bugia convince il tribunale). Nel ritornello sentiamo un “bad lad, bad boy” (cattivo ragazzo) per ben otto volte, cosa che rende questo brano leggero e giocoso.
Ci imbattiamo adesso in “Edward The Bear”, pezzo che mantiene lo stesso stile dell’ultimo ed è caratterizzato da elementi new wave. E’ inoltre l’unico del disco a non essere cantato da Dave Vanian ma da Roman Jugg.
Penultimo brano: si tratta di “The Eight Day”, che potrebbe avere una correlazione religiosa, considerato che “L’ottavo giorno” è quello della resurrezione di Cristo:
“On the eighth day / Dancing dead are knocking on my door”. (All’ottavo giorno / I morti danzanti stanno bussando alla mia porta). Viene descritta un’altra ambientazione che rispetta a pieno le aspettative di ciò che abbiamo ascoltato finora: “Hollow homes and gloomy streets” (Case vuote e strade buie); “Echoes of the midnight chime / The clock moves on but what a waste of time” (echi del rintocco di mezzanotte / l’orologio va avanti, ma che spreco di tempo).
Anche qui c’è un assolo di chitarra da non sottovalutare.
Fine dell’album e del nostro viaggio pieno di amore, sogni e location gotiche che ci hanno permesso di fuggire dalla realtà per un po’. I Damned decidono di concludere con “Trojans”, alludendo chiaramente al mitologico cavallo di Troia. Una traccia instrumental dalle sonorità jazz, che sottolinea la progressiva trasformazione musicale della band e tutte le sue sfumature.
In conclusione, “Phantasmagoria” è un pezzo di storia della musica goth, un disco che non può mancare nelle nostre collezioni.