Ritornano inaspettatamente,dopo una lunghissima pausa di ben 8 anni, i Texani I Love You But I’ve Chosen Darkness, dando alle stampe il secondo lavoro sulla lunga distanza,intitolato “Dust”. Non sono stati fatti chissà quali salti mortali per pubblicizzare l’evento: solo una traccia di presentazione su youtube apparsa a sorpresa circa 3 mesi fa, quella che poi sarebbe diventata la opener del disco, ovvero “Faust“.
Insomma, l’attitudine da band misteriosa non è certo venuta meno al quintetto… Anche dopo tutti questi anni di assenza dalle scene,quando oramai tutti pensavano ad band ormai sciolta,complice anche la totale assenza di notizie sul loro sito e sui vari canali ufficiali.
Non hanno mai goduto del successo che secondo me avrebbero meritato, sostanzialmente per due motivi:
- Aver debuttato nel 2006, in un periodo in cui il cosiddetto “New wave revival” era ormai in fase di decadenza e stagnazione,non raggiungendo cosi’ i picchi di notorietà dei loro piu’ famosi colleghi Interpol,Editors,White Lies ecc.
- L’essere stati, fondamentalmente, sempre legati ad un mondo underground, relegandosi così ad uno status di band di culto.
Ciononostante,non manca loro un certo seguito da parte di fans da ogni parte del mondo, attratti dalla loro indole,forse un pò schiva,ma oltremodo piena di fascino romantico/decadente.
Voglio subito precisare che “Dust” è a mio parere, un gradino inferiore al suo predecessore “Fear is on our side“.
Forse perchè è venuto a mancare l’effetto sorpresa. O per l’assenza di una “The ghost” o una “According to plan” che sia. Con questo non voglio dire che il disco in questione sia da considerare non all’altezza delle sue aspettative, anzi, è una delle migliori cose che mi sia capitato di ascoltare in questo 2014.
La formula della band è rimasta pressochè la stessa, ovvero un indie rock a tinte fosche, estremamente malinconico ed atmosferico.
Rispetto al primo full-length qui troviamo un’aria meno tesa, meno “dark” se vogliamo. La band dimostra più sicurezza e consapevolezza nei propri mezzi,creando un misto di canzoni ritmate e nervose, dal carattere’ post-punk (Faust,Walk out) ad altre decisamente più atmosferiche e “ragionate” (You are dead to me, WAYSD). Alle volte,si concedono anche delle incursioni nel mondo del dream pop o addirittura nel post-rock, generando cosi’ un insieme di brani dalle mille sfaccettature.
E’ errato pensare di comprendere “Dust” al primo ascolto. L’album infatti ha bisogno di essere metabolizzato a più riprese,in modo da coglierne tutta la vera essenza poco a poco.
Un ottimo ritorno,quindi,sperando di non dover attendere altri 8 anni per ascoltare quello che sarà il loro terzo disco.
Una curiosità: il disco è reperibile solo in versione LP o tramite download. Per adesso,non è prevista l’uscita in formato CD.