
Il 2018 è indubbiamente un anno molto prolifico per Davide Borghi che dopo aver dato luce al nuovo capitolo di Albireon, rimette mano al progetto The Blue Project, per dare un seguito all’esordio “Adrift”.
Nelle 9 tracce che compongono Shelter, Davide tesse la musica, fatta di delicati e a tratti minimali pattern elettronici sui quali si ergono raffinati ricami di chitarra e lo strumento aggiuntivo per eccellenza di questo progetto: la splendida ed eterea voce di Maria Cristina Anzola.
I lidi che vengono abbracciati sono molto vicini a certe soluzioni sperimentali dei Dead Can Dance e riportano prepotente alla mente le atmosfere di quell’innovativo progetto di “rottura” che fu per il l’ambiente alternativo l’ensemble This Mortal Coil.
Shelter è un album che presenta due identità ben distinte. La seconda parte del lavoro infatti è molto intima e minimale, sicuramente di impatto non immediato, diversamente da quanto ci viene proposto in apertura. Brani come la raffinata “Regret” o “So Many Ghosts” con la sua curata parte elettronica, sono in grado di fare presa già dal primo ascolto. Quando poi musicalmente Davide riesce a bilanciare bene delicatezza, immediatezza e fruibilità del suono ecco che vede luce un piccolo gioiello come “Looking For Shelter”, brano di cristallina bellezza in grado di farsi ricordare sulla lunga distanza.
Shelter in definitiva è un lavoro le cui ricercate sfumature sono in grado di emergere e di farsi apprezzare solo dopo ripetuti ascolti. Questo può costituire sia un limite che un pregio per l’opera che di certo racchiude tutti gli ingredienti che caratterizzano i progetti degni di interesse. Attendiamo di vedere se in futuro questi elementi verranno sbilanciati maggiormente verso la parte più immediata o se The Blue Project imboccherà la strada del progetto raffinatissimo, minimale ma di nicchia.