Storia di due giovani sbandate – una prostituta e una ragazza di borgata, entrambe in fuga dopo aver commesso un omicidio – che s’incontrano casualmente e decidono di fuggire insieme, lungo un viaggio che le conduce attraverso l’intera Francia, in un crescendo di delirio e violenza. Un epilogo drammatico sta prevedibilmente in agguato, pronto a ghermirle entrambe.
La scrittrice Despentes – autrice di spicco del “neo-noir” transalpino – passa dietro la macchina da presa per portare in immagini uno dei suoi volumi più controverso. Il suo linguaggio senza peli sulla lingua e privo di fronzoli ipocriti la porta infatti ad associarsi a una delle principali protagoniste dell’ambito hard-core francese, mettendo in scena così atti sessuali dal vero intervallati a furiose sequenze di violenza, il tutto senza mai uno scadimento di ritmo e senza mai perdere di vista gli argomenti della vicenda – sostanzialmente il disagio di due emarginate e iperciniche entità umane.
La pellicola scorre via senza concedere tregue allo spettatore, colpendolo ripetutamente alle parti “nobili” – più che allo stomaco – e ribaltando rabbiosamente il significato del sesso in un atto di morte violenta. Lo sbando sociale delle due giovani si riflette sulla corruzione e il degrado dei personaggi, come un fenomeno interclassista, un tumore maligno che si estende verso il basso come verso l’alto; e che non può che essere combattuto che con un unico mezzo, lo sterminio. La visione nichilista della scrittrice/regista lorena è ben asservito da un’abile colonna sonora e dalle ottime luci di Philippe Godeau (Mon voyage d’hiver, 2003 di Vincent Diutre).
A dare un senso di oscuro fascino – quasi ipnotico a tratti – è certamente la prova delle due protagoniste Karen Bach / Lancome e Raffaëla Anderson – entrambe provenienti dall’entourage del porno, la prima morta suicida a soli 32 anni, non molto tempo dopo aver preso parte a questo film – che offrono un ritratto più che attendibile dei loro disperati personaggi, scivolando nei propri ruoli con grande intensità e bravura. Tenebrose e bellissime, glaciali e micidiali, sprigionano una malia irresistibile che afferra lo spettatore, obbligandolo a danzare in questa tragica “danse macabre”, minata solo – e in maniera poco afflittiva – da una sequenza di chiusura non propriamente adatta; ancorché piuttosto realista.
Per sole persone coraggiose, ma lo scrigno, una volta aperto, contiene un tesoro che ripaga degli affanni… e delle sofferenze.
Baise-moi (Virginie Despentes & Coralie Trinh Thi, 2000)
