Frankenstein junior, parodia del “Frankenstein” del 1931 con l’attore inglese Boris Karloff e ovviamente del famoso romanzo del 1818 di Mary Shelley, non è solo uno dei film più divertenti della storia del cinema, ma anche una delle migliori pellicole che sia riuscita a fare della sana ironia su un genere letterario e cinematografico (l’horror) in cui è fin troppo facile cadere nella banale macchietta e nell’illogicità, come spesso accade nelle parodie moderne di recente produzione. Interamente girato in bianco e nero, il film, per richiamare quanto più il lungometraggio originale, ha adottato una fotografia e uno stile anni venti e sul set sono stati persino utilizzate le affascinanti scenografie del film del 1931, girato negli identici studi di ripresa del film interpretato da Karloff e con gli attrezzi di scena collocati nelle stesse posizioni. Il merito del grande, e duraturo successo, è soprattutto della coppia Mel Brooks – Gene Wilder; entrambi scrissero la sceneggiatura insieme a Paul Oxon, il primo lo diresse, il secondo lo interpretò con gran bravura. Impossibile dimenticare la presenza di un altro bravissimo attore e grande caratterista come Marty Feldman, mai così incisivo e straordinario come nel ruolo dell’assistente Igor. Peter Boyle è l’attore che ha interpretato il mostro di Frankenstein, Cloris Leachman e Teri Garr rispettivamente Frau Blücher ed Inga.
Il neurochirurgo americano e celebre professore universitario Frederick Frankenstein, nipote del barone Victor von Frankenstein, del quale rigetta le teorie mediche, considerandole assurde, riceve per vie misteriose l’invito a recarsi nel castello in Transilvania che fu del famoso nonno, al fine di entrare in possesso di alcuni lasciti testamentari. Qui Frederick incontra l’imprevedibile gobbo Igor, aiutante del nonno, l’avvenente assistente Inga e la misteriosa governante Frau Blücher. Durante la notte, il sonno popolato di incubi del dottore viene interrotto da una misteriosa musica che scopre provenire da una stanza celata da una libreria girevole. Frederick, scopre così il laboratorio del nonno ma soprattutto la sua biblioteca privata ed il diario dal titolo “Come lo feci” (“How I did it”) in cui ha descritto i suoi esperimenti. Frederick trascorre il resto della nottata leggendo tali memorie, per poi ritrovarsi convinto della fattibilità delle teorie esposte dall’avo. Con l’aiuto di Igor e Inga crea un mostro che, pur terrorizzando tutti gli abitanti del luogo, in realtà non è cattivo e chiede soltanto di essere amato.
Il film, nel 2000, è stato inserito dall’American Film Institute al tredicesimo posto nella classifica delle migliori cento commedie americane di tutti i tempi, nel 2003 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti e, con 500.000 copie vendute è in Italia il dvd di maggior successo della storia dell’home video.